Danza del ventre, danza araba, danza orientale o danza medio-orientale?
Qual è il nome giusto?
Urge fare un pò di chiarezza per danzatrici, danzatori e spettatori.
Distinguiamo subito la danza orientale da quella medio-orientale per il semplice fatto che include, a differenza della seconda, anche altre danze orientali come ad esempio quella cinese e quella indiana (nella sua forma moderna conosciuta anche come bollywood). La danza araba è un’ulteriore specificazione rispetto a quella mediorientale, in quanto si riferisce alla tradizione egiziana e della penisola araba, mentre danza del ventre è una definizione generica che nasce con l’interpretazione spersonalizzante e un pò banale dei film hollywoodiani.
E’ un argomento, questo, sempre caldo e attuale nel nostro ambito, in quanto la definizione non può e non deve, secondo me, essere semplicistica e sbrigativa.
A fine estate sono stata invitata alla teleconferenza internazionale dell’International Dance Council – C.I.D. per parlare proprio di questo tema.
Tutti i relatori concordavano su quanto la questione del nome fosse annosa quanto spinosa. Alcuni erano rassegnati alla polisemanticità dei nomi ed alla pluralità come risorsa, altri propendevano verso l’etichetta di “danza mediorientale” per distinguerla da quelle indiane ed asiatiche, altri ancora ponevano l’accento su un moderno “bellydance” che include un pò di tutto (anche stili completamente di fantasia non fondati su alcuna tradizione) ed anch’io, ho dato il mio contributo a merito.
Credo, da studiosa di lingue, che sia molto difficile cambiare una terminologia a tavolino solo decidendolo.
Ancor più difficile mi risulta immaginare che ci riesca un piccolo gruppo di esperti semisconosciuti alle masse.
Ciò in cui credo fermamente invece, è che che ogni goccia nell’oceano sia preziosa e che si possa partire dal basso, dalla narrazione interna ed esterna che ognuno esprime. Le parole sono vuote senza una reale esperienza condivisa e riconosciuta nel tempo. Prendendo spunto dalle attuali polemiche sulle parole che dovrebbero riflettere politiche di genere, temo che non basti e non duri un cambiamento puramente linguistico (per quanto possa indurre a riflettere) se ad esso non corrisponde un effettivo cambiamento dei comportamenti, delle norme e tradizioni sociali e della cultura.
E affinché questo avvenga, solitamente, sono necessari molti anni. Dunque, possiamo usare qualunque nome per indicare il nostro tipo di danza, ma ciò a cui dovremmo puntare è migliorare l’atteggiamento di tutte le persone coinvolte in modo da portare il giusto rispetto e onore a quest’arte e ai suoi artisti.
Come?
Iniziando a diffondere quanto più possibile una corretta informazione al fine di sostituire i vecchi luoghi comuni e tutti i malintesi perpetuati in effetti anche dallo stesso nome inventato dagli occidentali “danza del ventre”, che difficilmente richiama nobili ideali.
Parte della mia missione è dimostrare quanto di alto, di mistico, di profondo e meraviglioso invece ci sia e ritengo necessario comunicare il grande potenziale di questa danza riscoprendone il lato più interiore e spirituale divertendo e divertendomi. Questo è quello che ho cercato di fare con il mio libro “La mistica della danza orientale”…
Per ora è in italiano ma sto cercando un editore interessato a stamparlo anche in inglese. Ho cercato di dare una panoramica il più completa possibile sulla danza del ventre partendo dalle origini, trattando anche la questione dei suoi tanti nomi e chiarendo tutti i falsi stereotipi sull’harem, sul sultano e tante idee stupide sulla danza del ventre che sono proprio dure a morire. Ho cercato, invece, di esplorarne a fondo la storia, i miti, le icone culturali, i ruoli femminili, gli archetipi e i simboli intramontabili appartenente all’incantevole immaginario orientale protagonista sulla scena e nei nostri cuori.
Per questo tengo a ricordare che ognuno di noi è prezioso e se ci uniamo e lavoriamo insieme nel “fare cultura” in un modo più etico ed inclusivo i benefici saranno molteplici.
La mistica di questa danza di cui vivo e scrivo, appartiene profondamente a tutti i popoli di tutti i tempi: nei suoi passi, tutti spiegati e illustrati nel libro tra l’altro, possiamo trovare un codice nascosto e sacro per me così importante da essere riconosciuto e rispettato.
Nel libro troverete anche un bel po’ di differenze di ritmi musicali, strumenti e stili di danza per evidenziare la vastità di questo mondo, secondo me, impossibile da ridurre in un solo nome o idea.